mercoledì 14 settembre 2011

... Nuove versioni di Noi stessi ...



"Dobbiamo rinnovarci quasi ogni minuto, 
perché il mondo può cambiare in un istante e non c'è tempo per guardarsi indietro.

A volte i cambiamenti ci vengono imposti, a volte capitano per caso.
E cerchiamo di ricavarne il massimo.
Dobbiamo procedere con continui aggiustamenti, così cambiamo, ci adattiamo.
Creiamo delle nuove versioni di noi stessi."
(G'sA)

martedì 2 agosto 2011

... devi solo aspettare che se ne vada ...



"Il dolore ti colpisce in tutte le sue forme, una fitta leggera, un po' di amarezza, un dolore che va e viene, la normale sofferenza con cui conviviamo tutti i giorni.
Poi c'è un tipo di sofferenza che non riesci ad ignorare, una sofferenza così grande che cancella tutti gli altri pensieri, che fa scomparire il resto del mondo.
E a un certo punto non riusciamo a pensare ad altro che alla nostra grande sofferenza.
Come affrontiamo il dolore dipende da noi.
Il dolore: ci anestetizziamo, lo accettiamo, lo elaboriamo, lo ignoriamo, e per alcuni di noi il miglior modo per affrontarlo è conviverci.
Il dolore: devi aspettare che se ne vada, sperare che se ne vada da solo, sperare che la ferita che l'ha causato guarisca. Non ci sono soluzioni ne risposte facili, bisogna fare un respiro profondo e aspettare che il dolore si nasconda da qualche parte.
La maggior parte delle volte il dolore può essere sopportato, ma a volte il dolore ti afferra quando meno te lo aspetti, ti colpisce sotto la cintura e non ti lascia in pace.
Il dolore: devi solo conviverci perchè la verità è che non puoi evitarlo e la vita te ne porta sempre dell'altro."

mercoledì 15 giugno 2011

... quando un cerotto non basta ...


Spesso ti dici "io sto male" ma non ti chiedi il perchè stai male o stai ancora male...forse è il caso che, presa coscienza di quel malessere, ti chiedi anche per quale ragione stai male o stai ANCORA male. Forse perchè non hai fatto abbastanza per stare bene, non ti sei impegnato a sufficienza nel cercare di stare bene...non hai curato bene le tue ferite o ti sei solo illuso di averle curate ma in realtà sono lì bruciano e sanguinano ancora.
E' allora che arriva il momento di voltare pagina, il momento in cui devi cominciare a renderti conto che quelle ferite vanno curate, anche se è un percorso doloroso, faticoso e difficile...devi curarle...altrimenti non sono non starai bene ora ma non starai bene nemmeno domani, dopo domani e così via.
Medicare le ferite adeguatamente, prendersene cura, ogni giorno, allontanando da esse e da te tutto ciò che può provocare ancora dolore, tutto ciò che può rallentare il tempo in cui quella ferita riuscirà a rimarginare...questo vuol dire attivarsi per stare bene, attivarsi per guarire, per essere migliori, forse, per darsi una possibilità futura di costruire qualcosa di positivo, tenendo a debita distanza ciò che ti procura dolore, ciò che può far riaprire quella ferita. Solo curandola, quella ferita si rimarginerà e sarà possibile andare avanti, guardare oltre, fare spazio ad altro nella tua vita. Altrimenti la ferita comincerà a sanguinare quando meno te lo aspetti, farà male, sempre più male e la tua attenzione sarà solo rivolta a quel dolore e a quella ferita e non ci sarà più spazio per niente e per nessuno.
Un cerotto non basta, però...perchè il cerotto coprirebbe solo la ferita senza farla guarire davvero, senza farti capire quanto è profonda quella ferita...
Per certe ferite, per QUESTA ferita, il cerotto non basta, anzi quello che hai messo lo devi strappare subito e lasciare che quella ferita sia lì, che tu la possa vedere, la possa disinfettare ogni giorno. E' solo così che quella ferita si asciugherà davvero.

lunedì 13 giugno 2011

Basta così, Dott. Stranamore


Attendere, attendere, attendere... questo è stato il motto degli ultimi mesi... l'attesa di qualcosa che non c'è, probabilmente... l'attesa di un cenno di assenso, di una volontà risolutiva, di un gesto, di un passo... ma niente...niente di tutto questo c'è stato... anzi al minimo segnale di cambiamento ecco che interviene il "passo indietro" per ripristinare l'equilibrio precedente...ma così è impossibile...così non può continuarsi...basta così dott. Stranamore...
Le insicurezze che atavicamente fanno parte di me e che provo ogni giorno a dissolvere e il bisogno fondamentale di stabilità e di concretezza che provo in questo momento, quel qualcosa di cui ho bisogno come dell'aia per respirare non mi consentono più di stare così, in bilico perenne in attesa che accada qualcosa, che tu sciolga le tue riserve...basta così dott. Stranamore...
I tuoi dubbi, i tuoi passi avanti e i tuoi continui passi indietro, l'esigenza di certezza che vuoi e che però non vuoi dare, il tuo continuo pensare e ripensare senza smuovere nulla non mi danno più tregua... ed io non posso più non riesco più a continuare in questo modo... basta così dott. Stranamore...
Ci ho creduto, ci ho sperato, ho desiderato che tu facessi un passo, che tu dessi un segno della tua volontà, ho creduto alle tue parole e alle tue promesse eppure è stato tutto vano: nulla si è verificato di ciò che hai promesso ... la tua credibilità ormai non è più misurabile...basta così dott. Stranomore ...
Mi sono fatta coraggio cercando ogni giorno di affrontare le mie e le tue paure...ma mi hai lasciato la paura più grande, che non riesco a sconfiggere... la paura che tu non ci sia, che tu non riesca ad esserci in ogni momento per me...la paura che in qualunque momento tu mi dica: "non sono sicuro, non me la sento, ci devo pensare, devo capire" ... Beh per quanto sforzi io possa fare questa paura non riesco a superarla e credo che non riuscirai a toglierla mai nemmeno tu, con i tuoi "non lo so"...per questo, basta così dott. Stranamore...

martedì 31 maggio 2011

... il senso di nausea: che senso ha? ...



In questi giorni mi perseguita una nausea persistente, fin dal mattino...oggi in modo particolare, il senso di nausea è più forte. Che senso ha questa nausea? Ho sempre pensato che alcuni malesseri fisici affondino radici in qualcosa di più profondo, qualcosa che viviamo dentro di noi o intorno a noi. E' come se il nostro corpo ci dicesse: "Ehi fermati! Non ti rendi conto di quello che ti sta accadendo?" 
Sull'onta di questo pensiero, proprio ora riflettevo ho il senso di nausea, ma che senso ha questa nausea?
Credo di essere "nauseata" da tutto, da chi mi circonda, dalle persone ipocrite, da chi cerca di fregarti in ogni momento, da chi ti prende in giro e pensa di poterlo continuare a fare, da chi sfrutta il tuo lavoro, insomma da tutto ciò che mi circonda e da tutte le persone che mi circondano. 
Sarà per questo che la solitudine sembra a volte darmi conforto. E' come se in quei momenti di solitudine non dovessi avere a che fare con ciò che non mi va e che sta intorno a me, come se non dovessi necessariamente relazionarmi con qualcosa o con qualcuno e in tal modo non vedessi ciò che non mi va. 
Della serie fermate il mondo voglio scendere!!! E' questo il mio senso di nausea ...
Momenti di disintossicazione insomma, che tuttavia, non riescono a sortire l'effetto sperato, perchè il mondo c'è e continua a girare e per quanto io voglia scendere non posso farlo. 
Devo stare qui. 
Qual è dunque la soluzione? Forse è accettare che il mondo perfetto non esiste e che questo è quello che c'è è con questo che bisogna convivere, accettandone i limiti. 
Detto così sembra che sia un tunnel da cui non si riesca ad uscire!!! Beh non so se questo tunnel ha un'uscita, sono intenzionata a credere, almeno in parte, che ci sia un'uscita, nel frattempo, visto che questo è il tunnel (questo è il mondo con cui abbiamo a che fare e non possiamo cambiarlo dall'oggi al domani - non esistono le bacchette magiche purtroppo!)  beh ti puoi adoperare per arredarlo al meglio, ovvero per mettere linee di confine molto nette, tenendo lontano ciò che non ti sta bene, che non ti va, che ti soffoca, cerca di annientare te, la tua testa, il tuo pensiero e il tuo corpo. 
Insomma costruire i muri di confine dove vuoi tu, come vuoi tu e nel modo e nel tempo in cui vuoi tu ...

mercoledì 25 maggio 2011

... sembra di impazzire ...



Hai presente i momenti in cui ti sembra di impazzire?
Momenti in cui il tempo sembra non scorrere, in cui sei in un posto che non senti tuo, in cui vorresti essere altrove, provare altre cose, sentire una persona che ti manca tanto?
Ti manca quasi l'aria, hai la sensazione che tutto scorra davanti a te e che tu sei un semplice osservatore esterno. Ti guardi come se fossi fuori da te e ti rendi conto che c'è qualcosa che non ti torna. Qualcosa che non va. E allora la tua testa comincia a vagare e a cercare quale sia questo qualcosa che non va. 
Non ci vuole molto per capirlo: ti manca! Punto!
Per quanto cerchi di essere forte, di tenere le distanze, di rispettare quanto ti sei promessa per uscire da quel circolo vizioso, ti manca e ti manca anche tanto. 
E per quanto cerchi di tenerti impegnata a fare altro, per quanto sforzi fai per non pensarci, il tuo pensiero va continuamente lì e non puoi che arrenderti alla consapevolezza di quanto ti possa mancare.

martedì 24 maggio 2011

... rabbia e definizione ...



Quando la rabbia diventa strumento di difesa.
Quando fai di tutto per far leva sulla tua capacità di definirti per tenere lontane le persone che ti fanno soffrire o quelle situazioni che ti fanno star male. E' allora che in qualche modo la tua rabbia esplode e ti travolge, travolge tutto. E' in quel momento che ti rendi conto di tutto quello che tieni dentro o che hai tenuto dentro per tantissimo tempo, senza elaborarlo. 
Tutte le volte che qualcuno ti ha "schiacciato" o i sei "piegato" alla sua volontà, pur di non perderne il riconoscimento, che per te che cerchi spasmodicamente un'attenzione un riconoscimento di valore è fondamentale.
E' così che ti rendi conto che la rabbia che esplode racchiude tutto: comprende la rabbia verso di te che non riesci ad amarti come dovresti o non riesci ad attribuirti un valore adeguato, tanto che cerchi nelle persone che hai intorno quel medesimo valore, quello specchio di chi sei davvero, ma comprende anche la rabbia verso chi ti sta vicino che in qualche modo cerca di ripetere gli stessi meccanismi che gli hai permesso di mettere in atto verso di te, perchè complici di qualche gioco infernale che nel malessere, avvantaggiava entrambi.
Nel momento in cui vuoi uscire da quel meccanismo, fai leva su quella rabbia che hai dentro e cerchi di definire i tuoi spazi, le tue esigenze, le tue necessità, il desiderio di avere qualcosa in più di ciò di cui ti sei accontentato fino a quel momento, allora chi ti sta intorno non ti riconosce più. E' come se fossi un'altra persona, come se volendo uscire dal meccanismo non ti si riconosce più e quindi trovi la naturale resistenza di chi fino ad allora ha fatto quel gioco con te.
Ed è allora che lo sforzo di resistere e di definirti è ancora maggiore, la rabbia dentro di te cresce e la fatica che senti è enorme, ti fiacca, ti toglie la forza di andare avanti e rischi di mollare.

lunedì 23 maggio 2011

... forze contrapposte ...



"La forza di volontà è quella che ti spinge avanti, giorni dopo giorno, che ti fa risalire dal pozzo in cui sei finiti...ed è ad essa che ti aggrappi con tutta la forza...ad essa devi aggrapparti per non scivolare giù, ma stai sempre lì con la paura di ricadere...e quella paura ti frega...ani in qualche modo è come se ci fosse una vocina dentro di te che ti dice tanto non ce la farai, molla tutto, chi te lo fa fare di seguire questo percorso, di andare avanti verso la strada che stai percorrendo, tanto lo sai bene che mollerai. e' questa voce che fa da "profezia autoavverantesi" che poi ci distrugge dentro, mina quella forza che ci spinge verso il benessere e ci attira nuovamente verso il benessere. 
E' come se non fossi in grado di stare bene, come se non appartenesse a te, come se fosse in qualche modo qualcosa di ignoto che ti spaventa che ti lascia inerme perchè non sai come sei in quel benessere. Quasi come se l'immagine di te fosse un'altra: quella di sofferenza, di incapacità a stare bene. Non ti riesci a vedere in un'altra dimensione e allora quando inizi un processo di cambiamento, appare quella vocina che ti  si insinua dentro e continua a ripeterti che tanto non ce la farai. Ed è lì che devi fare di tutto per non ascoltarla, per ripetere a te stesso che quello che dice è falso, che sì è vero, altre volte che ci hai provato hai fallito nell'obiettivo, ma questo non vuol dire che tu non sia in grado di lasciare da parte la vecchia immagine di te e ricominciare da capo. Dare ascolta a quella voce, ti porta a pensare le cose più assurde delle persone che ti circondano, anche magari sconosciuti che incontri per strada e ai quali la tua mente attribuisce pensieri svalutanti di te, come se stessero tutti lì a guardarti e a giudicare.
La verità è che sei tu che ti stai giudicando, che sei tu che ti stai dando addosso. E quel darti addosso non ti aiuta a percorrere la TUA strada verso il benessere, bensì ti mina dentro, ti toglie la forza, ti toglie anche il fiato e tu arrivi esanime e molli tutto.
Non ascoltarla quella voce, esiste, è dentro di te, è quella controforza che ti trascina verso il malessere, verso percorsi già noti di circolo vizioso, ma dentro di te c'è anche un'altra forza, quella positiva, che ti avvia verso circoli virtuosi, e ti consente di poter migliorarti giorno dopo giorno e di raggiungere il TUO benessere."

mercoledì 13 aprile 2011

Ne ho bisogno come dell'aria che respiro


"Mi ha fatto molto piacere e mi ha fatto anche molto male.
Non avevo mai conosciuto in vita mia un piacere e un dolore simili, così fusi insieme.
Prometto che non ti scriverò e che non cercherò di mettermi in contatto con te. 
Non ti importunerò mai più.
A malincuore chiuderò la porta che ti ho aperto con tanta gioia.
Ma se per qualche motivo deciderai di  tornare da me, devi sapere che in questa fase della mia vita ho bisogno della tua disponibilità più completa e della tua capacità di comprensione più profonda.
Ho bisogno che tu fluisca liberamente verso di me, senza alcun ostacolo esterno.
Ne ho bisogno come dell'aria che respiro. 
Se non puoi donarmi tutto questo, non venire.
Davvero: non venire. 
Perché probabilmente mi sono sbagliata sul tuo conto..."

(David  Grossman - Che tu sia per me il coltello)